Il mondo dei nomi dialettali dei funghi è ampio e complesso e, spesso, pieno di contraddizioni. I termini usati nella tradizione popolare delle varie comunità locali per indicare una o più specie di funghi sono soggetti ad ampia variabilità e ad una dinamica analoga a tutti i termini dialettali.
Nelle nostre zone, se è vero che lo spartiacque tra la Toscana e l’Emilia Romagna ha rappresentato sempre anche uno spartiacque linguistico, è altrettanto vero che non è certo sufficiente questo per spiegare la variabilità che si riscontra nei nomi dialettali dei funghi. A tal proposito è utile precisare che almeno per una porzione dell’area di nostro interesse lo spartiacque fisico non corrisponde al confine regionale che disegna invece una linea complessa che, ad esempio, taglia per un tratto la Valle del Reno in due parti - versante idrografico destro per la Toscana e versante idrografico sinistro per l’Emilia Romagna - spingendo un enclave della Toscana all’interno del bacino del Reno che è geograficamente Emiliano.
Oltre ai confini regionali, che in questo caso sono confini con una storia molto lunga e molto complessa, vi sono da considerare almeno due altri aspetti. Il primo riguarda la presenza di numerosi piccoli e medi bacini idrici e di altrettanti corsi d’acqua che hanno nei secoli rappresentato limiti per le comunicazioni e hanno contribuito ad isolare comunità, le quali a loro volta hanno sviluppato peculiarità dialettali. Il secondo riguarda l’influsso dovuto alle vie di comunicazione e di commercio che, ad esempio, ha creato differenze significative nel dialetto (e anche nei nomi dialettali dedicati ai funghi) tra le province di Modena e Bologna.
Rispetto all’argomento specifico di questo capitolo vi sono poi altre premesse che sono certamente da considerare per comprendere al meglio la realtà attuale. I nomi dialettali dei funghi si sono sviluppati nelle aree dove sono abbondanti le fruttificazioni di quella determinata specie; così, ad esempio, sono numerosi i termini che indicano gli Agaricus nell’area della pianura e collina bolognese mentre sono molto più rari, quando non esistenti, nelle aree dell’alto Appennino ricche di boschi e povere di Agaricus. In più c’è da tenere presente che i nomi dialettali, per i funghi commestibili, sono stati utilizzati e si utilizzano per le specie raccolte e consumate tradizionalmente mentre spesso non si rinvengono nomi dialettali per specie che non vengono consumate. E ancora, soprattutto per i funghi non commestibili (o ritenuti tali dalle tradizioni e conoscenze locali), uno stesso nome indica in numerose situazioni un vasto gruppo di funghi, come accade in un’ampia fascia territoriale di nostro interesse per i Boleti a carne virante, detti comunemente “verri” o, in altre zone di ridotta estensione territoriale, “tori”. In questo senso segnaliamo anche che per molti raccoglitori tutti i funghi ritenuti non commestibili sono raggruppati insieme in una sola dizione dialettale: “funghi matti”, “funghi volnosi”, “fungiacci”, etc.
Questa situazione complessa pone le premesse per alcuni problemi di comprensione che sono tipici quando si affronta l’argomento dei nomi dialettali dei funghi, in qualsiasi zona del nostro Paese. Accade così che lo stesso nome possa indicare in aree diverse (anche vicine in linea d’aria) funghi appartenenti a differenti specie: è il caso del “gelone” che nell’Alto-modenese corrisponde alla Lepista nuda mentre generalmente è riferito al Pleurotus ostreatus; è il caso del “moccicone” che nel Porrettano e non solo indica il Boletus edulis mentre in molte aree della toscana è dedicato ai Suillus sp.; è il caso ancora dei “biodi” che sono Russula sp. in alcune aree dell’Alto-modenese e a Lizzano in Belvedere ma, di nuovo, individuano il Boletus edulis nel Porrettano e nell’area di crinale tra le province di Bololgna e Pistoia.
Un’ulteriore difficoltà, come già ricordato, è la variabilità dei nomi in uso per identificare la stessa specie o lo stesso gruppo di specie, variabilità che a volte riguarda semplicemente variazioni di pronuncia o sostituzioni di una singola vocale o di una consonante ma altrettanto spesso, ed è il caso più complesso, nomi completamente diversi indicano la stessa specie.
In questa sede non si ha certo la pretesa di proporre una ricerca di carattere scientifico ma ci pare utile assegnare ad ogni specie nella quale sia in uso, oltre al nome volgare italiano, anche il/i nome/i dialettale/i che siamo riusciti a reperire da interviste sul posto e dalla bibliografia disponibile. Tali nomi saranno suddivisi tra il versante toscano (n.d.t. – nome dialettale toscano) e quello emiliano (n.d.e. – nome dialettale emiliano), nei casi di utilizzo nelle aree di confine è stata inserita la sigla (n.d.e.-n.d.t.); evidentemente nelle schede sono stati proposti solo i nomi utilizzati nell’area di studio e non altri che sono in uso in territori della Toscana e dell’Emilia Romagna esterni a quelli indagati. È evidente che la sola suddivisione regionale non è sufficiente a definire con precisione la variabilità assai più complessa che è riscontrabile sul territorio esaminato.
Su questo argomento consigliamo la consultazione del lavoro del Dott. Ulderico Bonazzi (Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino, edito da AMB).