L’area di cui questo testo si occupa è circoscritta all’interno delle province di Bologna e Pistoia; in particolare in quelle porzioni territoriali caratterizzate dalle quote maggiori che, per ciò che concerne la geologia, sono impostate prevalentemente sulle arenarie quarzoso-micacee. Sono proprio le tipologie di rocce a determinare morfologie più acclivi, tipicamente montane, rispetto ai rilievi collinari posti a nord e a sud dell’area di studio, dove dominano le argille ricche di calcare.
Dal punto di vista climatico si tratta di aree caratterizzate da precipitazioni medio-elevate e da temperature che risentono già, almeno in alcuni periodi dell’anno e soprattutto sul versante toscano, dell’influsso del vicino Mar Tirreno. La vegetazione presente segnala chiaramente questa influenza, almeno sui versanti più esposti al sole e alle quote minori: sono infatti relativamente frequenti specie a carattere sub-mediterraneo.
Durante gli ultimi decenni tutta l’area ha subito un graduale abbandono da parte dell’uomo che è ben evidente osservando la diminuzione costante dei residenti.
Questa nuova situazione economico-sociale ha consentito al bosco di riconquistare quasi per intero i territori che tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 erano stati disboscati per ricavare terreni per l’agricoltura (sono tuttora evidenti i gradoni sostenuti da muretti a secco che servivano a creare piccole aree semipianeggianti da coltivare).
Il risultato è quello che si vede attualmente: montagne coperte per la quasi totalità da boschi, con una continuità difficilmente riscontrabile in altre parti d’Italia.
In un ambiente sostanzialmente incontaminato è sempre più frequente l’incontro con animali selvatici che vanno gradualmente ripopolando tutta l’area e numerose sono le specie botaniche di interesse che possono essere osservate. In questo contesto ricco di vegetazione, di vita, di acque, anche molte specie fungine trovano un ambiente adatto al loro sviluppo. È proprio su questo aspetto che ci soffermeremo, sottolineando che, per similitudini ecologiche, la maggior parte delle specie che proponiamo sono certamente reperibili in tutto l’arco appenninico settentrionale impostato sulla medesima geologia che caratterizza questa area: il cosiddetto ‘Macigno’.
Nel dettaglio si precisa che il territorio preso in considerazione appartiene ai comuni di Castel di Casio, Granaglione, Porretta Terme e Lizzano in Belvedere della provincia di Bologna e di Abetone, Cutigliano, San Marcello pistoiese, Sambuca pistoiese, Piteglio della provincia di Pistoia.