È certamente questo l’ambiente maggiormente diffuso nell’area. Dai circa 1000 metri fino al limite superiore della vegetazione (1500-1700 m s.l.m.) la faggeta, pressoché in purezza, occupa tutti i versanti. La diffusione dei funghi in questo caso dipende molto dall’esposizione, dalla pendenza delle superfici, quindi dalla stabilità dei suoli, dalla quota e dalla stagione. In ogni caso il faggio, come il castagno, è una delle piante più ricche di funghi simbionti. Nelle faggete, dalla tarda estate all’autunno inoltrato, le fruttificazioni fungine sono abbondanti. Tra i porcini i più frequenti sono il Boletus edulis e il Boletus pinophilus (il rosso). Oltre i comuni galletti (Cantharellus cibarius) sono frequenti gli steccherini (Hydnum repandum), le trombette da morto (Craterellus cornucopioides), il prugnolo bastardo (Clitopilus prunulus) e il nebbione (Clitocybe nebularis); molto diffusi i Tricholoma, soprattutto il Tricholoma saponaceum. Numerose specie di Amanita (l’Amanita muscaria in alcuni periodi è frequentissima), di Cortinarius, di Russula, di Lactarius e di Ramaria, fanno da ornamento alla faggeta appenninica. Qui la lettiera di notevole spessore durante tutto l’anno – e in particolare d’autunno – protegge dagli occhi dei cercatori molti funghi che possono così disperdere al vento le loro spore.